///ANALOGICO O DIGITALE?

ANALOGICO O DIGITALE?

Steve Mccurry è il fotografo che ha avuto l’onore di poter sviluppare nel 2010 l’ultimo rullo Kodachrome 135/36.

# 1-170502 – Analogico O Digitale?

Porsi il problema se la fotografia analogica sia migliore o peggiore di quella digitale è un’evidente dimostrazione di avere tempo da perdere.

All’epoca della fotografia analogica riprodurre con costanza di qualità il colore per i fotografi professionisti era ancor prima di un grande problema tecnico  un fatto del tutto casuale.

Il professionista comprava stock di pellicole della stessa emulsione che avrebbe conservato  in frigorifero, quindi faceva un test e lo inviava al laboratorio di sviluppo.

Se avesse deciso di inviare lo stesso test a differenti laboratori  “professionali” avrebbe scoperto con orrore che nonostante la sua adesione al protocollo indicato dalla Kodak i risultati sarebbero stati visibilmente diversi.

Perché le variabili dello sviluppo erano innumerevoli: qualità, temperatura e rigenerazione dei bagni di sviluppo, durezza dell’acqua, efficienza del forno di asciugatura e dulcis in fundo la competenza dei vari componenti lo staff del laboratorio.

Il laboratorio era il vero collo di bottiglia della fotografia analogica, senza considerare il tempo trascorso tra la ripresa e il momento in cui la pellicola tornava dal laboratorio che poteva oscillare da tre a quarantotto ore!

Inoltre tutto questo era parte di una lunga filiera industriale tra le più complesse e inquinanti in assoluto.

I SATELLITI SPIA CI REGALANO LA FOTOGRAFIA DIGITALE

Le esigenze militari e la tecnologia aerospaziale hanno sviluppato la fotografia digitale dove la casualità del processo ottico, chimico e fisico è sostituita dalla precisione di stringhe di numeri che azzerano il lasso di tempo tra lo scatto e la fruizione dell’immagine, molto più definita e corretta sotto tutti i profili.

La possibilità di realizzare costantemente fotografie di qualità e  trasferirle in tutto il mondo in tempo reale ha aperto alla fotografia nuovi orizzonti, rendendo ripetitiva anche la qualità delle stampe attraverso l’uso di sistemi giclèe fine art printing sempre più performanti che hanno anche il vantaggio sociale di un impatto ambientale praticamente nullo.

La fotografia digitale è molto più che un’evoluzione della tecnica, è l’inizio di una nuova era della fotografia e del modo con cui l’umanità può continuare a raccontare se stessa rivelando nuovi talenti.

LA MITICA KODACHROME

All’epoca della fotografia analogica l’unica alternativa per superare le variabili del procedimento colore  era utilizzare positivi Kodachrome che “ricevevano” il colore durante lo sviluppo ed avevano una elevata risoluzione a scapito però di una sensibilità irrisoria: 25 o 64 ASA.

In tutto il mondo i laboratori – veri impianti industriali – che utilizzavano il processo K14 erano forse meno di una dozzina ed in Europa ne esisteva solo uno nella Germania ovest.

In Italia a causa del lungo lasso di tempo tra la ripresa e lo sviluppo la Kodachrome era snobbata dai professionisti ed era utilizzata soprattutto da artisti e fotoamatori evoluti.

Le pellicole Kodachrome erano il supporto insostituibile dei fotografi di Life e del National Geographic Magazine e dal 1935 sino al 2010 sono state lo strumento con cui la fotografia ha letteralmente documentato  la storia.

L’onore di poter sviluppare l’ultimo film Kodachrome  è stato concesso nel 2010 al fotoreporter Steve McCurry, reso famoso dalla sua fotografia della ragazza afghana, entrata di diritto nella storia.

Ma il grande pubblico conosceva già il fascino della pellicola Kodachrome anche grazie alla canzone del 1973 di Paul Simon intitolata appunto “Kodacrome”.

Paul Simon  in questa canzone narra con ironia i suoi ricordi e la sua passione per la fotografia che era già diventata uno strumento della contestazione sociale di quegli anni.

FARE LA SPESA CON UNA FERRARI 250 GTO DEGLI ANNI ’60.

Certo, si possono fare ancora bellissime immagini riesumando il sistema analogico, soprattutto per il processo del bianco e nero, recuperando così emozioni che io ritengo paragonabili ad una passeggiata con una vettura sportiva degli anni ’50 O ’60 , con cui però oggi nessuno si sognerebbe di andarci a lavoro o farci un viaggio. (A.T.)

2017-05-05T13:09:10+02:00

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