“Quando non avevo ancora la patente di guida le mie passioni sportive erano l’atletica leggera che praticavo e le corse di automobili che erano solo un sogno.
Alimentavo questo sogno adolescenziale comprando il venerdì mattina la rivista “Auto Italiana Sport”.
Aveva le dimensioni di mezzo quotidiano dell’epoca ed era stampata in bianco e nero su una carta leggermente seppia.
Leggendola venivo rapito dalla fantasia ma non avevo mai visto dal vero un’auto da corsa.
Un giorno ebbi l’incredibile occasione di andare all’autodromo di Vallelunga e poter gironzolare nel paddock durante una sessione di prove.
Fu la prima volta che vidi da vicino le auto da corsa e l’ambiente che le governa.
Inebriato dall’atmosfera guardavo da vicino, quasi a toccarla, una Alfa Romeo Giulia TZ su cui lavoravano dei meccanici quando il pilota la mise in moto.
Si scatenò un rombo inaspettato, quasi un ruggito, che mandò in risonanza la cassa toracica.
Quell’oggetto filante e basso, acquattato sulle sue grandi ruote, si era trasformato in un qualcosa di animato.
Quando il pilota affondava l’acceleratore l’auto si scuoteva vibrando e borbottava sussultando quando il motore tornava al minimo.
Dal tubo di scarico non usciva fumo ma quando il pilota alzava il piede apparivano violente rapidissime fiammate.
Rimasi letteralmente incantato e quando l’Alfa entrò in pista corsi al muretto dei box.
Nella mia mente ero diventato anche io parte di quell’ambiente, non ero più uno spettatore occasionale.
Trovavo fantastiche anche le zaffate di benzina e additivi bruciati emessi dalle auto che sfrecciavano sul rettilineo a pochi metri da me.
Ma io guardavo soprattutto la Giulia TZ.
La guardavo con la stessa avidità con cui gli ormoni spingono un adulto a guardare una donna che ha scatenato un feeling chimico.
Ma questo all’epoca ancora non lo sapevo!
Quell’auto da corsa era diventata il mio instant cult e tutto ciò che vedevo mi sembrava un grande spettacolo per iniziati.
Sognando a occhi aperti e in tempo reale giurai a me stesso che avrei avuto una Giulia TZ e l’avrei pilotata in gara.
Cosa che non è mai avvenuta, riconoscendo che non è stata la mia unica promessa infranta!
Quando la Galleria mi ha proposto di inserire la Giulia TZ nella Collezione Codex Humanitatis si sono risvegliate emozioni sopite da oltre cinquant’anni.
Ma in realtà questo succede ogni volta che trasformo i miei ricordi di una vita senza noia in illustrazioni simboliche.